un sito a cura di Alvise Manni e Sergio Fucchi
pubblicato il 13 gennaio 2010
A 100 anni da "Una donna" | Archivio |
Rassegna stampa |
Rassegna Stampa
Da Il Resto del Carlino del 20 settembre 2011.
Da Il Corriere Adriatico del 1 aprile 2010.
“E’ stato un equivoco”
Il caso tra Firenze e Civitanova per l’uso del nome della Fracci
Civitanova - Si è trattato di un equivoco da parte del Comune. Claudio Ascoli, della compagnia Chille de la Balanza, spiega con queste parole il motivo per cui il nome di Carla Fracci, in qualità di assessore alla cultura nella provincia di Firenze, è finito, a sua insaputa, nel bel mezzo del comunicato stampa diramato da Palazzo Sforza, per promuovere e presentare l'iniziativa, organizzata domenica scorsa al teatro Annibal Caro, in collaborazione con la Biblioteca Comunale Zavatti, per i cinquant'anni dalla scomparsa di Sibilla Aleramo. Si è trattato di un banalissimo equivoco - ha continuato Ascoli - dovuto ad un' interpretazione estensiva, da parte del Comune, del progetto che è nato in Toscana con la collaborazione della Provincia di Firenze e quindi dell'assessore alla cultura Carla Fracci. Ma è chiaro - continua - che la provincia di Firenze e tantomeno Carla Fracci, non c'entrano nulla con quanto organizzato a Civitanova. Un conto è dire che la Provincia fiorentina è contenta di portare altrove il progetto. Un conto è parlare, in merito alla manifestazione di Civitanova, che il progetto nasce dal desiderio di Carla Fracci di unire per l'occasione i Comuni di Marradi, dove nacque Dino Campana nel 1885, di Alessandria, città natale di Sibilla Aleramo e di Civitanova Marche. Sono due cose completamente diverse. Così diverse, che voci di corridoio raccontano di una lunga telefonata intercorsa tra il Comune e la Fracci, per sistemare, appunto, l'equivoco. E per dimostrare la sua buona fede, Palazzo Sforza ha tenuto a precisare che non c'è stata alcuna intenzione di usare in maniera inopportuna il prestigioso nome dell'assessore Carla Fracci, coinvolgendola nell'organizzazione dell'evento Sibilla Aleramo rivive a Civitanova. L'intento era piuttosto quello di far sapere ai lettori che il Comune sposava un progetto della compagnia Chille de la baldanza che aveva già fissato a Firenze la data per il debutto dello spettacolo (25 marzo), ricevendo relativo patrocinio della provincia di Firenze. Non c'è stato quindi un coinvolgimento diretto tra assessorati di Firenze e Civitanova, città comunque unite per il fatto di aver ospitato la stessa compagnia teatrale per celebrare il 50° anniversario della morte di Sibilla Aleramo. Dispiace che il testo inviato abbia creato ambiguità non volute. Ambiguità che la segreteria della Fracci si è preoccupata di smentire per non dare adito ad ulteriori equivoci.
Paola Verolini
Una smentita al centro studi
Civitanova - Tutto è iniziato per via di quel comunicato stampa del Comune pubblicato sul sito di Sibilla Aleramo, realizzato dal Centro Studi Civitanovesi, per dare visibilità all'evento. A distanza di qualche giorno, dalla segreteria fiorentina dell'assessore Fracci, arriva la smentita: "Il contenuto di tali affermazioni non corrisponde a verità e pertanto, per non dare adito a ulteriori spiacevoli equivoci, la preghiamo di provvedere".
Da Il Corriere Adriatico del 31 marzo 2010.
Carla Fracci smentisce il suo coinvolgimento. La celebre ballerina non ha organizzato e promosso l’iniziativa
Giallo sulla cerimonia per Sibilla Aleramo
Civitanova - E' stata tirata in ballo, ma in realtà non c'entrava nulla. Carla Fracci, assessore alla Cultura della Provincia di Firenze, non ha né organizzato, né voluto e tanto meno promosso l'iniziativa per i cinquant'anni dalla scomparsa di Sibilla Aleramo che si è tenuta domenica scorsa, al teatro Annibal Caro. Mentre un comunicato stampa dell'amministrazione comunale, organizzatrice dell'evento insieme alla Biblioteca Comunale Zavatti, rendeva noto come il progetto nasceva dal desiderio di Carla Fracci di unire per l'occasione i Comuni di Marradi, dove nacque Dino Campana nel 1885, di Alessandria, città natale di Sibilla Aleramo e di Civitanova, lei, la Fracci, era all'oscuro di tutto. Le cose sono andate così. Sul sito di Sibilla Aleramo (www.sibillaleramo.it), realizzato dal Centro Studi Civitanovesi e gestito dal web master Sergio Fucchi, viene pubblicato il comunicato stampa del Comune per dare visibilità all'evento. Seguono contatti via e-mail per ringraziare l'assessore nonché direttrice del corpo di ballo del Teatro dell'Opera di Roma, per aver scelto Civitanova, come prima tappa del tour, ma a distanza di qualche giorno, dalla segreteria fiorentina, arriva un'e-mail di smentita: La preghiamo - si legge - di assicurarsi che il sito su Sibilla Aleramo sia rettificato a come (crediamo) fosse prima delle notizie avute da Claudio Ascoli della compagnia Chille de la Balanza. Il contenuto di tali affermazioni non corrisponde a verità e pertanto, per non dare adito a ulteriori spiacevoli equivoci, la preghiamo di provvedere. Falso, dunque, il coinvolgimento della Provincia di Firenze che attualmente è impegnata solo nelle celebrazioni del Comune di Marradi, cittadina dell'appennino al confine tra Toscana ed Emilia, per ricordare l'Antica Stamperia Ravagli, il primo editore dei Canti Orfici di Dino Campana, che qui nacque il 20 agosto del 1885. Non è stato gradito il fatto che sia stato utilizzato il prestigioso nome di Carla Fracci senza il suo assenso.p.v.,
Da Il Corriere Adriatico del 30 marzo 2010.
All’Annibal Caro
Un evento per Sibilla Aleramo
Civitanova - Intellettuale individualista, donna appassionata, madre disperata: Sibilla Aleramo è tornata a Civitanova con tutto il bagaglio di sentimenti che hanno fatto di lei una grande scrittrice. Domenica pomeriggio, al teatro Annibal Caro, è andata in scena l'iniziativa per ricordarla in occasione del 50° dalla scomparsa, evento organizzato dal Comune e dalla biblioteca Zavatti in collaborazione con la Provincia di Firenze. Proprio nel capoluogo toscano, lo scorso 25 marzo, è partito il ciclo di ricorrenze che, dopo Civitanova, toccherà Alessandria, città natale di Sibilla Aleramo, e Marradi, dove è nato Dino Campana, il poeta con il quale l'autrice piemontese ha avuto un'intensa storia d'amore. “Una donna che ha pagato molto cara la sua libertà”: questo l'unanime giudizio dei relatori Marco Pipponzi (presidente della biblioteca), Pier Luigi Cavalieri (autore di una recente biografia della Aleramo negli anni che ha trascorso a Civitanova) e la tedesca Monika Antes che ha presentato il libro “Amo, dunque sono”, saggio sull'intera bibliografia. La serata si è chiusa con la struggente lettura di alcune lettere tratte dall’epistolario tra Sibilla Aleramo e Dino Campana, da parte di Claudio Ascoli e Chiara Macinai della compagnia teatrale “Chille de la Baldanza” di Firenze.
Dal sito internet del Comune di Civitanova Marche del 26 marzo 2010, ore 12:31.
SIBILLA ALERAMO RIVIVE A CIVITANOVA MARCHE. Domenica 28 marzo 2010, all'Annibal Caro
In occasione del 50° anniversario della morte di Sibilla Aleramo (1960-2010), l'Amministrazione comunale e la Biblioteca "Zavatti", organizzano l’evento “SIBILLA ALERAMO RIVIVE A CIVITANOVA MARCHE” che si svolgerà il giorno 28 marzo 2010, alle 17.30, presso il Teatro Annibal Caro.
Il progetto nasce dal desiderio di Carla Fracci, attuale Assessore alla Cultura della Provincia di Firenze, di unire per l’occasione i Comuni di Marradi, dove nacque Dino Campana nel 1885, di Alessandria, città natale di Sibilla Aleramo e di Civitanova Marche, dove quest’ultima visse dal 1888 al 1902. Prima tappa di questa ‘maratona’ letteraria è proprio Civitanova Marche.
Durante la manifestazione sarà presentato il libro Amo, dunque sono della scrittrice Monika Antes, tradotto in lingua italiana da Riccardo Nanini per Mauro Pagliai Editore e pubblicato lo scorso gennaio. A seguire, lo spettacolo teatrale "Dino Campana e Sibilla Aleramo" messo in scena dalla Compagnia “Chille de la balanza” di Firenze.
Monika Antes, valente conoscitrice della nostra letteratura tra Otto e Novecento, è conosiuta in Germania per gli studi di italianistica e dove ha esemplarmente presentato la figura del poeta Dino Campana e più recentemente vita e opere di Sibilla Aleramo.
"Libera e forte", nota la Antes, "Sibilla ha fatto dell'amore il nucleo rovente della propria esistenza e della propria opera, in un percorso di liberazione per molti aspetti emblematici. Col suo vissuto e col suo talento, ha dato espressione umana e letteraria ai desideri di molte donne, realizzandoli nella propria vita, al di là di quanto consentiva la moralità del luogo e del tempo".
Se "Amo, dunque sono" ha una caratteristica, essa non è nel considerare la Aleramo la pioniera del femminismo in Italia per il trasgressivo accento della sua esistenza (molti amori, l’abbandono del marito e del figlio o la sua combattiva contrapposizione a quanto fosse lecito alla moralità dei tempi e dei luoghi), ma piuttosto per la sua letteratura ‘di confessione’, all’epoca piuttosto rara e per una donna scrittrice quasi unica.
La scrittrice verrà intervistata dal prof. Pier Luigi Cavalieri, noto studioso della vita e delle opere di Sibilla Aleramo, il quale ha recentemente pubblicato un saggio sull’opera principale Una donna.
Seguirà la performance teatrale Dino Campana e Sibilla Aleramo, durante il quale Claudio Ascoli, Chiara Macinai e Sissi Abbondanza della Compagnia “Chille de la balanza” di Firenze, proporranno alcune lettere tratte dall’epistolario intercorso tra i due poeti.
“Tutto va per il meglio nel migliore dei mondi possibili” scrive Campana nell’agosto del 1916, quando ha da poco conosciuto Sibilla; “Tutto va per il meglio nel peggiore dei mondi possibili” scrive l’11 aprile del 1930 a Binazzi, quando incomincia a maturare l’idea di non voler lasciare più il manicomio di Castelpulci dove morirà il 1° marzo 1932.
Passioni e sentimenti, paure, tenerezze, invocazioni, tradimenti, ricongiungimenti, botte e minacce, miseria e malattia: tutto sotto "un cielo fatto solo d'amore". E' l'incontro di Dino Campana con Sibilla Aleramo, un incontro straordinario, come le lettere che i due amanti si scrissero. Fin dalle prime lettere, Sibilla sembra consapevole del miracolo offerto dal loro incontro e incoraggia se stessa e Campana nel necessario sforzo della lotta per mantenersi nella vita, nella difesa di un dono, sorretta dalla fede che il loro amore li guiderà lontano: "Ti amo, soffro, sentimi. Se saprò che sei costì, forte, sarò brava anch’io, te lo giuro sul nostro amore, Dino, saprò aspettare, ho tanta fede, tutto è bello, sì, tutto è stato necessario, la vita sarà per noi, amor mio”
Una credenza questa, che cercherà di far condividere anche agli amici, per non sentirsi sola, abbandonata, nei molti momenti di forte disagio e crisi del Poeta: "Campana è malato profondamente, neurastenia con mania continua di fuga, di annientamento. È atroce quel che la vita può su un uomo. I primi giorni qui, per lo sbalzo della montagna, sono stati terribili. Ora ritorna un po’ di calma e un po’ di speranza: bisogna che senta altri cuori oltre al mio, che lo voglion vivo. So che avete per lui, oltre all’ammirazione, una vera simpatia. Aiutiamoci."
Il 17 gennaio, proprio al primo piano del padiglione che ospita da alcuni anni i Chille de la balanza nel manicomio fiorentino di San Salvi, Campana scrive un biglietto indirizzato a Sibilla Aleramo presso l’Istituto Francese: “Cara, se credi che abbia sofferto abbastanza, sono pronto a darti quello che mi resta della mia vita. Vieni a vedermi, ti prego. tuo Dino.” Sibilla Aleramo non risponde e quest’ultimo, definitivo rifiuto fa precipitare Campana in un assoluto silenzio.
Da Il Corriere Adriatico del 23 marzo 2010.
Spettacolo al teatro Annibal Caro
L’omaggio di Civitanova a Sibilla Aleramo
Civitanova - La città rende omaggio ad una delle sue più illustri figure: Sibilla Aleramo. Rina Faccio (questo il nome all'anagrafe della scrittrice) visse in città una tormentata adolescenza: violentata da un impiegato della fabbrica diretta dal padre, costretta ad un matrimonio riparatore, lasciò la città insieme a marito e figlio. In occasione del 50° anniversario della sua morte, il sindaco Massimo Mobili, l’assessore alla cultura Erminio Marinelli e il presidente della Biblioteca Marco Pipponzi organizzano l’evento “Sibilla Aleramo rivive a Civitanova”.
Il teatro Annibal Caro ospiterà, domenica alle 17.30, la presentazione del libro di Monika Antes “Amo, dunque sono” (dal titolo di una raccolta di poesie della Aleramo) cui seguirà la performance teatrale “Dino Campana e Sibilla Aleramo”, durante la quale la compagnia “Chille de la balanza” di Firenze proporranno alcune lettere tratte dall’epistolario intercorso tra i due poeti.
Il progetto nasce dal desiderio di Carla Fracci, attuale assessore alla cultura della Provincia di Firenze, di unire i comuni di Marradi, dove nacque Dino Campana nel 1885, di Alessandria, città natale di Sibilla Aleramo e di Civitanova, dove quest’ultima visse dal 1888 al 1902. Prima tappa di questa ‘maratona’ letteraria è proprio Civitanova.
Da La Repubblica del 21 marzo 2010.
Togliatti ti voglio bene. Sibilla e il Migliore un amore politico
Era stato Piero Gobetti a scrivere di Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio, nata ad Alessandria nel 1876, morta a Roma nel 1960: «La sua vita è un romanzo, viziato anch' esso da una monotonia fisiologica», ridimensionando il propagandismo femminista della scrittrice con l' invito a non mostrarsi troppo esigente nel campo delle idee. In effetti il romanzo Una donna, esordio letterario pubblicato dalla Sten di Torino nel 1906 dopo i rifiuti di Baldini e Castoldi e di Treves, è un concitato documento di narrativa veristica a sfondo lirico-romantico che gronda di riferimenti autobiografici. Protagonista è la scrittrice medesima, appena mascherata dalla finzione narrativa. Racconta la violenza subita giovanissima dal futuro marito, l' abbandono di lui e del pur amato figlio per seguire la vocazione letteraria e coltivare la propria personalità di donna responsabile, indipendente, autonoma. Ingaggiata nel romanzo (e proseguita in altre sedi) la battaglia contro la società repressiva, la famiglia autoritaria, la donna sottomessa, incontròa fasi alterne il favore del movimento femminista. Amorosamente legata a Giovanni Cena, collaborò con lui alla creazione di scuole nell' Agro romano. Impegnata a costruire il proprio mito anarchico e libertario di «amante indomita» - come scrisse - volle fare della propria vita assillata dall' indigenza «il capolavoro che non ho avuto modo di creare in poesia». Anche agli uomini a cui si lega questa «pellegrina d' amore» - come la chiamava Benedetto Croce- chiede l' assoluto che spesso si traduce in deliranti tormenti. Entrano nel suo circolo affettivo, fra gli altri, Vincenzo Cardarelli, Giovanni Papini, Umberto Boccioni, Michele Cascella, Giovanni Boine, Dino Campana (la vicenda passionale con il «poeta folle» è stata oggetto di un film che ha sfiorato il ridicolo), Julius Evola, Enrico Emanuelli, Salvatore Quasimodo e, ultimo, il giovane Franco Matacotta. I tre romanzi successivi, le raccolte di versi, le collaborazioni giornalistiche portano comunquei segni del suo vorace temperamento. Ha ragione un critico illustre, Giacomo Debenedetti, quando afferma che Sibilla viveva «autobiograficamente». E questo spiega perché l' immenso diario che tenne dal 3 novembre 1940 al 2 gennaio 1960 è l' opera che più le assomiglia, dove meglio si ascoltano e si comprendono la sua voce, tenerezze e malinconie, le contraddizioni. Non a caso l' amicizia con Piero Gobetti non impedì a Sibilla di vedere in Mussolini - che le fece assegnare una piccola pensione - «un taumaturgo gigantesco», tappa di quella ricerca del padre che costella la sua esistenza. Esempio clamoroso di una vita registrata in diretta con la sua calligrafia nitida, a caratteri grandi, la prima parte dell' opera, Dal mio diario (1940-1944) esce dall' editore romano Tumminelli il 12 dicembre 1945, un volume di 359 pagine scelte da Sibilla medesima da uno scartafaccio di circa millesettecento cartelle. L' intero diario fu acquistato da Giangiacomo Feltrinelli nel 1955, probabilmente su indicazione di Palmiro Togliatti che aveva conosciuto la scrittrice dopo la sua iscrizione al Pci il3 gennaio 1946. A lui Sibilla aveva chiesto «se c' è un modo di aver assicurato un reddito anche minimo, ma sufficiente». Intanto, nella sua nuova condizione di militante, è sempre ospitata dai giornali di partito, inviata in giri di letture in tutta Italia, e all' estero in occasioni ufficiali. Quando si ammalerà, negli ultimi giorni, sarà accolta nella clinica romana di Mario Spallone, medico personale del leader comunista. Il 14 gennaio 1960, il giorno dopo la sua morte - nelle scorse settimane si è ricordato il cinquantenario - «la salma è esposta in via Scarlatti nella sede del Pci», ricorda un testimone. Giangiacomo Feltrinelli offre un vitalizio di trentamila lire al mese con la possibilità di fare dei tagli all' imponente manoscritto, ma Sibilla sui tagli non è d' accordo. Conduce la trattativa - che va a buon fine - Marcella Ferrara, moglie di Maurizio, esponente di spicco del Pci, autori di Conversando con Togliatti (Edizioni di Cultura Sociale,1953). Depositato presso la Fondazione Feltrinelli il diario ammonta a 5.520 cartelle manoscritte: l' edizione integrale di prossima uscita è allestita e introdotta da Anna Folli, italianista dell' Università di Ferrara, studiosa di scritture femminili ( Penne leggere, Guerini, 2000), curatrice per Feltrinelli (2002) dei taccuini di Sibilla ( Orsa minore 1938), della nuova edizione di Una donna (2003) e di significativi carteggi novecenteschi. Carlo Feltrinelli ha concesso a Repubblica l' anticipazione dei brani inediti riportati in questa pagina che riguardano i rapporti amichevoli, affettuosi, adoranti di Sibilla con Togliatti, e il ruolo che lei - icona dell' autonomia femminile, generosamente protetta dal Migliore in un partito di arcigna misoginia- svolgeva nel propagandare se stessa e la palingenesi rivoluzionaria comunista fino a vagheggiare gli Stati Uniti d' Europa «a regime comunista». I brani che pubblichiamo, inediti, risultano esclusi dalle parziali edizioni feltrinelliane del 1978 e del 1979 a cura di Alba Morino, accompagnate la prima da un ricordo di Fausta Cialente, la seconda da una lettura di Lea Melandri. Lavoro «pionieristico e imponente» - dice Anna Folli - deplorando però «il silenzio sui criteri che hanno guidato la scelta, la trascrizione, il montaggio». Insomma, «un uso incurante del testo sottoposto a tagli e suture di cui non si dà motivazione né traccia».
ENZO GOLINO
Da Il Corriere Adriatico del 23 gennaio 2010.
Libro dedicato a Sibilla Aleramo
Corridonia - Continua la proposta culturale offerta dal Comune di Corridonia, attraverso le numerose iniziative della Biblioteca. Oggi alle ore 16.30, nella sala conferenze di Palazzo Persichetti-Ugolini sarà possibile partecipare alla presentazione del libro “Sibilla Aleramo. Gli anni di una donna. Porto Civitanova 1888-1902” scritto da Pier Luigi Cavalieri. Si tratta di un’interessante e coinvolgente biografia di un personaggio molto controverso e affascinante come Sibilla Aleramo.
Da Il Corriere Adriatico del 22 gennaio 2010.
Libro di Cavalieri su Sibilla Aleramo
Civitanova - Sarà presentato domani, a Corridonia nella Biblioteca di palazzo Ugolini-Persichetti, il libro di Pier Luigi Cavalieri Sibilla Aleramo. Gli anni di Una donna. Porto Civitanova 1888-1902 (con prefazione di Bruna Conti). L'autore, servendosi di testimonianze documentarie e giornalistiche in gran parte inedite, delinea il quadro ambientale in cui maturarono gli eventi narrati dalla Aleramo confrontando la finzione romanzesca con la realtà storica e con le biografie delle persone adombrate nel romanzo. Il risultato è una biografia collettiva che comprende, insieme alla giovane Rina-Sibilla, i familiari, gli amici, gli antagonisti e l'intera Porto Civitanova.
Da Il Corriere Adriatico del 20 gennaio 2010.
“Polemiche strumentali”
Il caso dell’anniversario di Sibilla Aleramo, la replica di Marinelli
Civitanova - L’Aleramo dimenticata nel giorno del suo anniversario e le dichiarazioni di Alvise Manni e Sergio Fucchi, rispettivamente Presidente e web master del Centro Studi Civitanovesi, fanno scendere in campo anche l’assessore alla Cultura Erminio Marinelli. Un Marinelli prevedibile che oltre a ricordare le molte iniziative fatte in precedenza, mai negate, si affretta ad etichettare il pensiero Manni-Fucchi come “strumentalizzazioni politiche”. Fucchi e Manni avevano parlato di un'amministrazione “carente di idee e di risorse sul piano culturale”, ma anche di un'amministrazione “che molte volte ha negato il suo sostegno al Centro Studi”.
“Esprimo il mio rammarico - dice Marinelli - nel constatare che esponenti di un Centro studi si prestino a strumentalizzazioni politiche, nel nome della cultura. Come si fa, infatti, ad accusare l'amministrazione comunale di aver dimenticato Sibilla Aleramo - perché, dicono, non ha organizzato nessuna iniziativa il 13 gennaio, giorno della morte - pur conoscendo bene i tanti eventi degli ultimi anni, alcuni patrocinati anche dal Ministero della Cultura? Questi studiosi - continua Marinelli - dovrebbero sapere che, per rendere omaggio ad un letterato, non occorre aspettare l'esatta data della ricorrenza della nascita e della morte, quasi fosse la celebrazione di un santo. Anche il comune di Alessandria, dove la Rina Faccio è nata, il 13 gennaio non ha organizzato nulla, scegliendo altre ricorrenze negli anni precedenti. E così Civitanova. Ricordiamo, infatti, a Manni e Fucchi, i quali scambiano il Comune per un’istituzione culturale, che Sibilla Aleramo si trasferì in città nel 1888 e si allontanò per sempre nel 1902 e che il libro “Una donna” venne pubblicato nel 1906”.
Marinelli incalza. “E' questo il modo di fare cultura? Stare con il dito puntato e accusare sui media l’amministrazione di non fare quello che solo una certa parte ritiene rilevante? Ho sempre tenuto in debita considerazione le critiche pervenutemi per migliorarmi e per migliorare l'offerta culturale alla città. E così farò in seguito, ma credo che l'intervento di Manni sia scomposto e fuori luogo. Lo ripeto, piuttosto che ricordarla nel giorno della morte, abbiamo preferito ricordare Aleramo per ciò che ha significato per Civitanova e per aver scritto un libro, minuziosamente commentato da Pier Luigi Cavalieri nell'opera co-finanziata dal Comune. Le iniziative realizzate possono non piacere, ma non si può dire che Sibilla Aleramo è stata dimenticata dal Comune”.
Paola Verolini,
La critica sollevata da Sergio Fucchi
Civitanova - “La nostra amministrazione ormai da diversi anni sul piano culturale non ha grandi idee e molte risorse - aveva detto Sergio Fucchi al Corriere Adriatico - si affida agli altri, enti privati e associazioni, che portano acqua al loro mulino. Non mi ha sorpreso dunque che sia stato fatto passare sotto silenzio il giorno in cui ricorreva quest'importante anniversario, ma amareggiato si. Le dirò di più. Chi nel nostro Comune si dovrebbe interessare di cultura, credo non sappia neanche che Sibilla Aleramo è morta il 13 gennaio del 1960. Alvise Manni, presidente del Centro Studi Civitanovesi, invece, dichiarò: Ci siamo sempre rivolti all'amministrazione comunale per chiedere sostegno nello svolgimento della nostra attività - ha detto -. Moltissime volte, però, ci è stato negato. Dispiace dover far notare come il Comune sia carente nella pianificazione degli eventi culturali, ma questa è la realtà”.
Da Il Corriere Adriatico del 19 gennaio 2010.
Gattafoni ironizza sul silenzio della giunta su Sibilla Aleramo
Cultura, questa sconosciuta
Civitanova - “Quando è venuta fuori sulla stampa la questione del centenario dimenticato di Sibilla Aleramo, nella giunta civitanovese sono fiorite le solite recriminazioni”, scrive Angelo Gattafoni, dell’assemblea nazionale del Partito Democratico. “Toccava a Marzetti, presidente del sistema turistico “grandi firme”, ha tuonato uno istruito, ricordarsi che la grotta della Sibilla e l’amaro omonimo sono un vanto nazionale; rischiamo di fare la figura di quelli che trascurano la promozione delle nostre peculiarità. Alla fine è stato incaricato l’assessore alla coltura ed al giardinaggio di fare una ricerca su internet, per sbugiardare i critici se venisse fuori che la Sibilla in questione è quella Cumana e, quindi, di fuori regione”.
“Sulla cultura, infatti - continmua l’esponente del Pd - l’esecutivo civitanovese non si fa dare lezioni da alcuno. Tanto più, quindi, sindaco e assessori hanno mal digerito il fatto che Civitanova sia stata, ancora una volta, discriminata dalla perfida Regione. E’ avvenuto, infatti, che sabato 16 e domenica 17 gennaio si è svolto in Ancona il convegno “100 intellettuali per le Marche” con i più bei nomi locali dell’arte, della letteratura, del teatro, del cinema e della musica. Ebbene non c’è un civitanovese! Un’offesa atroce per una città che ha dato i natali ad Annibal Caro ed a Cecchetti; che quindi oggi, memore anche del suo passato, è in grado di fare le scarpe a tutti con i suoi numerosi teatri, cui si potrà, fra non molto accedere gratis, a condizione di fare una spesa non inferiore a 50 euro nel più vicino supermercato”.
“Il motivo della discriminazione - conclude Gattafoni - non può essere che politico, dal momento che Civitanova vanta personaggi illustri e colti; ma, soprattutto è una città ospitale che, grazie a questa sua virtù, vuole dare la sua cittadinanza anche a figure eminenti e nobili non civitanovesi. Come è avvenuto in passato con il conte Conti, così oggi avviene con il “principino” Emanuele Filiberto di Savoia, che ha comprato casa qui, riverito, ossequiato e ricevuto in pompa magna dall’amministrazione la scorsa estate. A proposito, com’è che non si è più visto, neanche per il fine settimana”?
Da Il Corriere Adriatico del 17 gennaio 2010.
Quel sole abbagliante di Sibilla
Sibilla Aleramo fu grande. Fu scrittrice, poetessa, giornalista, femminista. Fu “Una donna”, amata, desiderata, segnata dalla sua stessa esistenza, vissuta riuscendo ad attraversare il tempo e i pregiudizi. E oggi, nell’anno in cui ricorrono i cinquant’anni dalla morte (13 gennaio 1960), è ancora qui, in quell’attualità di vita e di sentimenti che trovano spazio in un mondo dove, a volte, ci si trova costretti a vivere trascinandosi dietro il peso di uno stupro, il dissidio tra i genitori, il tradimento in famiglia, la lontananza di un figlio, le battaglie per sentirsi una donna libera e indipendente, il tormento di chi ha deciso di cambiare vita lasciando tutto e tutti. Rina Faccio, questo il suo vero nome, è nata ad Alessandria il 14 agosto 1876 e ben presto si trasferisce con la famiglia a Civitanova Marche per via di quella fabbrica di bottiglie che il marchese Sesto Ciccolini decise di affidare al padre. “Sole! sole! Quanto sole abbagliante! - si legge nel suo romanzo Una Donna - Tutto scintillava, nel paese dove giungevo: il mare era una grande fascia argentea, il cielo un infinito riso sul mio capo, un’infinita carezza azzurra allo sguardo che per la prima volta aveva la rivelazione della bellezza del mondo”. A 15 anni, nel pieno della sua giovinezza, trova lavoro nella fabbrica del padre e dopo un anno si trova invischiata in quel “matrimonio riparatore” con Ulderico Pierangeli, operaio della fabbrica, che l’aveva violentata.
“Fui sorpresa da un abbraccio insolito, brutale: due mani tremanti frugavano le mie vesti. Soffocavo e diedi un gemito ch’era per finire in urlo, quando l’uomo, premendomi la bocca, mi respinse lontano...”. Si sposano, nasce Walter, unica consolazione nel mare della disperazione alimentata dal tentato suicidio e dall’internamento della madre nel manicomio di Macerata per via di quel rapporto difficile con il marito, ma anche per quel matrimonio, il suo, rivelatosi tragicamente sbagliato. Sibilla non si arrende, lotta, e trova rifugio nella scrittura. Fin quando quel “forestiero”, un uomo sui trent’anni rimpatriato dall’Argentina, ha cominciato a corteggiarla. La storia diventa di dominio pubblico e in casa Pierangeli scoppia l’inferno: “Non ricordo altro. Rivedo me stessa gettata a terra, allontanata col piede come un oggetto immondo, e risento un flutto di parole infami, liquido e bollente come piombo fuso”. Rina tenta il suicidio, si salva e decide di trasferirsi con la famiglia a Milano e prendere le redini delle riviste “L’Italia femminile” e il “Corriere delle donne italiane”. Di lì a poco un telegramma l’avverte di una grave malattia del marito. Rina torna a Porto Civitanova, ma per poco, perché la sua scelta, seppur tormentata e dolorosa, è quella di andarsene per sempre, lasciando “quel piccino che (le) mandava biglietti strazianti” e rincorrere il più possibile il sogno della libertà e dell’indipendenza. Si trasferisce a Roma nel 1902. Conosce Giovanni Cena, direttore della rivista “La Nuova Antologia” (con lui si occupa delle popolazioni dell’agro romano e delle paludi pontine). Tra i due nasce l’amore ed è proprio in questo momento che Rina pubblica il capolavoro “Una donna” con cui divenne, per sempre e per tutti, Sibilla Aleramo. Una romanzo autobiografico, il primo, nella storia del femminismo italiano che, ripercorrendo la sua vita, esprime concetti forti sul ruolo della donna nella società, ma soprattutto nella famiglia e nella vita privata. Un inno al cambiamento, uno stimolo ad aprire gli occhi e lottare contro quella mentalità.
Finito l’amore con Cena, incontra Dino Campana e inizia con lui una storia d’amore tempestosa ricalcata nelle Lettere pubblicate per la prima volta solo nel 1958, protagoniste del film di Michele Placido “Un viaggio chiamato amore”. Sopraggiungono gli scritti “Andando e stando”, “Gioie d’occasione”, “Orsa minore” fino ai romanzi “Amo, dunque sono” e “Il frustino”.
Senza pace, torna a Roma dove conosce Franco Matacotta. Arriva “Diario di una donna” e “Un amore insolito”, una fotografia dei suoi rapporti con i protagonisti di quel tempo come Giovanni Papini, Vincenzo Cardarelli, Boccioni, Quasimodo. Si ammala e muore nella Capitale nel 1960.
Un anno prima, sul giornale l’Unità con il quale collaborava (29 luglio 1959), Sibilla scrisse: “Nella sua più profonda, più segreta essenza la donna va rivelandosi a se stessa, ora che il campo della sua attività ogni dì meravigliosamente s’estende. Quanto più ella si sente partecipe e necessaria nel grande lavoro di costruzione della nuova umanità, tanto più il suo spirito coglie le differenze con lo spirito maschile, le avverte d’uguale valore, ma direbbe, più fresche, più pure, sì, e ne prova un tacito stupore che dà al suo sorriso una grazia quasi infantile. Un sorriso che credo sia avvertito dagli uomini e li sproni a essere degni per la maggior gloria del tempo che sopraggiunge”.
paola verolini,
Gli anni civitanovesi sono immortalati nel libro "Sibilla Aleramo. Gli anni di Una donna. Porto Civitanova 1888-1902"
di Pier Luigi Cavalieri, da cui sono state tratte queste foto, e sono raccontati nel nuovo sito www.sibillaaleramo.it
Da Il Corriere Adriatico del 16 gennaio 2010.
“Cultura, poche idee e risorse”
Il caso Aleramo, le associazioni cittadine criticano l’impostazione del settore
Civitanova - Quel silenzio, da parte dell'amministrazione comunale, nel giorno in cui ricorrevano i 50 anni dalla scomparsa di Sibilla Aleramo, ha sollevato amarezza.
A partire da Sergio Fucchi, componente e web master del Centro Studi Civitanovesi ai cui membri, compreso Pier Luigi Cavalieri (è stato presidente per dieci anni), si deve il merito del grande e lodevole lavoro svolto per ricostruire gli anni in cui Aleramo fu “ospite” in città.
“La nostra amministrazione ormai da diversi anni sul piano culturale non ha grandi idee e molte risorse - ha detto Fucchi - si affida agli altri, enti privati e associazioni, che portano acqua al loro mulino. Non mi ha sorpreso dunque che sia stato fatto passare sotto silenzio il giorno in cui ricorreva quest'importante anniversario, ma amareggiato sì. Dirò di più. Chi nel nostro Comune si dovrebbe interessare di cultura - aggiunge - credo non sappia neanche che Sibilla Aleramo è morta il 13 gennaio del 1960”. Per Fucchi, dunque, sul piano culturale, “c'è qualcun altro che toglie le castagne dal fuoco all'amministrazione”.
E se nulla nel giorno dell'anniversario è stato detto e fatto, Fucchi coglie l'occasione per far sapere che è in rete il nuovo sito www.sibillaaleramo.it. Oltre alle varie sezioni di approfondimento, nell'home page, è stato inserito l'articolo di Ricciotti Fucchi, padre di Sergio, intitolato “Sibilla Aleramo, gli anni civitanovesi di un'insigne poetessa e scrittrice”. Con Fucchi, c'è anche Alvise Manni, presidente del Centro Studi Civitanovesi. “Ci siamo sempre rivolti all'amministrazione comunale per chiedere sostegno nello svolgimento della nostra attività - ha detto -. Moltissime volte, però, ci è stato negato. Dispiace dover far notare come il Comune sia carente nella pianificazione degli eventi culturali, ma questa è la realtà”.
Manni si sofferma su Aleramo e non manca di ricordare come “seppur incosciamente, c'è in città l'idea di una Sibilla che se n'è andata sbattendo la porta”. E, forse, di sbagliato c'è ben poco. Ma basta rispolverare gli eventi che hanno segnato la vita di Aleramo, a partire dallo stupro, da quel matrimonio riparatore, dal suicidio della madre, per capire. Postilla questa, che non giustifica certo quel silenzio piovuto da Palazzo Sforza, sul quale anche Paola Giorgi, responsabile Enti locali dell’Idv, interviene. “E' un errore grave che non può essere perdonato né all'amministrazione né all'assessore provinciale alla cultura, la civitanovese Maria Grazia Vignati. Elencare, come ha fatto il Comune, le iniziative fatte in questi anni in onore di Aleramo, è solo un modo per giustificare una mancanza culturale. Gli anniversari vanno almeno ricordati nel giorno in cui ricorrono. In quella donna c'è anche la storia dei civitanovesi, di Porto Civitanova e più in generale di tutte quelle donne che si sono battute per la libertà. Non ricordarla è indice di un'amministrazione superficiale tutta attenta agli interessi privati piuttosto che collettivi. Ritengo sia doveroso riflettere su quanto accaduto. E da attrice qual è annuncio ai civitanovesi la mia volontà di proporre una mia rappresentazione teatrale in onore di Aleramo”.
paola verolini,
Scrittrice e femminista
Civitanova - “Il 13 gennaio ricorreva il 50° anniversario della morte di Sibilla Aleramo; una donna, una femminista, una poetessa che ha dato grande rilevanza alla letteratura italiana. Civitanova si è ricordata di lei? Assolutamente no - scrive Alessandra Boscolo, consigliere provinciale Pd - non è importante se è proprio grazie a lei che la nostra città viene ricordata nei manuali di letteratura. Ma questo atteggiamento non è nuovo, è ormai prassi per il nostro Comune mettere la cultura in secondo piano. D'altronde questo è un tipico del centrodestra, ad esempio lo scorso 25 novembre la Provincia non ha ritenuto opportuno celebrare la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ugualmente il Comune non ricorda una grande donna, per un periodo nostra concittadina, che ha lottato per il diritto di voto e contro la prostituzione, che fu direttrice del giornale L'Italia femminile”.
Da Il Corriere Adriatico del 14 gennaio 2010.
La difesa del Comune sul caso Sibilla Aleramo
Civitanova - D'iniziative in passato per Sibilla Aleramo ne sono state fatte. Nessuno ha mai detto il contrario. Ma nulla a che vedere con il 13 gennaio 2010, giorno in cui ricorrono i 50 anni dalla sua scomparsa. Dimenticata, dunque, almeno fino a ieri mattina quando la Biblioteca comunale Silvio Zavatti e il Comune hanno voluto rispolverare, dopo l'articolo apparso sul Corriere Adriatico, gli eventi promossi insieme alla Pinacoteca negli ultimi tre anni: il convegno del 2007 all'Ente Fiera; la presentazione, nel 2009 nella Biblioteca Comunale, del libro Architetture interiori. Immagini domestiche nella letteratura femminile del Novecento Italiano. Sibilla Aleramo, Natalia Ginzburg, Dolores Prato, Joyce Lussu a cura di Chiara Cretella e Sara Lorenzetti; le due prestigiose iniziative, sempre patrocinate dal Comune: l'Archeoclub ha realizzato il calendario 2009 Un Monumento per amico all'interno del quale è stata ricordata Sibilla Aleramo e la fabbrica delle bottiglie, mentre la Pinacoteca comunale Moretti ha dedicato il corso Beni culturali, nell'ambito delle iniziative per il centenario del Futurismo, alla scrittrice. Il 16 maggio 2009, presso la Sala Consiliare del Comune, abbiamo presentato il volume Sibilla Aleramo. Gli anni di Una donna. Porto Civitanova 1888-1902 di Pier Luigi Cavalieri, realizzato con il contributo del Comune. L'incontro è stato poi ripetuto a Corridonia e il 3 ottobre presso la Sala Convegni dell'Ente Fiera nel corso di Cartacanta. Eventi che tutti conoscono, ma che non hanno nulla a che vedere con il giorno della ricorrenza in questione. E se, come l'amministrazione lascia intendere, sono previste iniziative, saremmo stati tutti felici di leggerle nel bilancio di previsione della cultura, Cartacanta per stare al tema della fiera.pao.ve.
Dal sito Internet www.055news.it del 13 gennaio 2010.
Omaggio a Sibilla Aleramo
A cinquanta anni dalla scomparsa di Sibilla Aleramo (all’anagrafe Rina Faccio) la Biblioteca di Sesto Fiorentino “E. Ragionieri” ha realizzato una mostra bibliografica in omaggio alla scrittrice, icona del femminismo e personalità fra le più discusse del Novecento.
Il suo impegno femminista non si limitò solo alla scrittura ma si concretizzò nel tentativo di costituire sezioni del movimento delle donne e nella partecipazione a manifestazioni per il diritto di voto e per la lotta contro la prostituzione. Di Sibilla si ricorderanno senz’altro il romanzo “Una donna” e la tormentata storia d’amore con il poeta Dino Campana che è stata il soggetto di un film di successo “Un viaggio chiamato amore” diretto da Michele Placido e interpretato da Laura Morante e Stefano Accorsi. L’intento della mostra è soprattutto quello di esporre testi meno noti dei quali la Biblioteca conserva pregevoli prime edizioni (Andando e stando; Momenti; Trasfigurazione; Amo dunque sono; Poesie; Il frustino; Sì alla terra e Orsa minore). Oltre ai volumi già citati sarà possibile ammirare l’opera dell’artista sestese Mauro Conti che con maestria è riuscito a rappresentare l’aspro legame sentimentale tra Sibilla e Dino.
Tutti i giorni dalle 9:00 alle 19:00 in via Fratti, 1 a Sesto Fiorentino.
Da Il Corriere Adriatico del 13 gennaio 2010.
La Sibilla dimenticata
A 50 anni dalla morte della Aleramo nessuna iniziativa per la scrittrice
Civitanova - Sono trascorsi cinquant'anni da quel lontano 13 gennaio 1960 quando Sibilla Aleramo si spense nella capitale per via di una lunga malattia. E oggi, a 50 anni dalla sua scomparsa, quella che per dodici anni è stata la sua città, Civitanova, resta in silenzio. Nessuna iniziativa degna di nota, nulla di nulla. Eppure Rina, questo il suo vero nome, fu una grande donna, una scrittice, poetessa, femminista, che da piccola si trasferì con la sua famiglia a Porto Civitanova perché il padre, Ambrogio Faccio, fu incaricato di prendere le redini di una fabbrica di bottiglie.
Quel giorno, Sibilla, lo immortalò con note di vera poesia nel suo romanzo Una donna: Sole! sole! Quanto sole abbagliante! Tutto scintillava, nel paese dove giungevo: il mare era una grande fascia argentea, il cielo un infinito riso sul mio capo, un'infinita carezza azzurra allo sguardo che per la prima volta aveva la rivelazione della bellezza del mondo.
Trovò impiego nella fabbrica diretta dal padre e a sedici anni fu costretta a sposare, con un matrimonio riparatore, come lo si definiva allora, Ulderico Pierangeli, un operaio della fabbrica, che la violentò.
Momenti duri, difficili che insieme al dissidio tra i genitori, la malattia mentale e il tentato suicidio della madre, la maternità, un tentativo di suicidio causato dalla gelosia del marito, l'avvicinamento al movimento femminista, la fecero allontanare per sempre, nel febbraio del 1902, da Porto Civitanova. Il suo unico ristoro, si fa per dire, fu la scrittura. Cominciò con piccoli racconti fino alle prime collaborazioni con i giornali. Donna libera da pregiudizi, Sibilla amò molto e fu riamata nel corso delle sue relazioni intense e discontinue, a volte dolorose, tempestose come quella con Dino Campana testimoniata dalle Lettere pubblicate per la prima volta solo nel 1958. Ma oggi anche se la sua immagine rivive negli occhi della memoria, nella consapevolezza che la sua esistenza ha dato molto, soprattutto alle donne, Civitanova non la ricorda.
L'unica consolazione per quanti vorranno rispolverare gli anni civitanovesi dell'insigne poetessa e scrittrice, è il sito del Centro Studi Civitanovesi. Lì rivive la sua anima e quanto di più vero Sibilla ha preso e dato a questa città prima di salutarla per l'ultima volta dal finestrino del treno nel 1946 in occasione della campagna referendaria in favore della repubblica, quando era già legata al poeta fermano Franco Matacotta.
paola verolini
La ricorda un libro di Cavalieri
Civitanova - Ultima iniziativa in onore di Sibilla Aleramo è stato il libro che porta la firma di Pier Luigi Cavalieri Sibilla Aleramo. Gli anni di Una donna. Porto Civitanova 1888-1902 (con prefazione di Bruna Conti) presentato lo scorso maggio nella sala consiliare del Comune. Un libro, disponibile nelle librerie di tutta Italia, dedicato agli anni trascorsi a Porto Civitanova da Sibilla Aleramo. L'autore, servendosi di testimonianze documentarie e giornalistiche in gran parte inedite, delinea il quadro ambientale in cui maturarono gli eventi narrati dalla Aleramo confrontando costantemente la finzione romanzesca con la realtà storica e con le biografie delle persone adombrate nel romanzo. Il risultato è una biografia collettiva che comprende, insieme alla giovane Rina-Sibilla, i familiari, gli amici, gli antagonisti e l'intero paese di Porto Civitanova.
Dal sito Internet www.agricolturaonline.gov.it del 12 gennaio 2010.
Sibilla Aleramo, una scrittrice-insegnante nella campagna romana
di Modesto Panaro
Celebriamo i 50 anni dalla nascita di una grande scrittrice nonché di una donna che si impegnò con generosità per la creazione di scuole serali per gli analfabeti dell’agro romano.
Il 13 gennaio di 50 anni fa, moriva a Roma la poetessa e scrittrice Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio.
L'adolescenza della giovane Rina fu tutt'altro che felice anche a seguito del fallimento del matrimonio dei genitori. La scrittura divenne pertanto l'unica fuga di questa ragazza sensibile e brillante. Cominciò così a scrivere racconti e articoli e a collaborare con riviste femministe (Vita moderna), nonostante il suo titolo di studio fosse solo la licenza elementare. Nel 1899, diresse la rivista Italia femminile.
Trasferitasi a Roma nel 1901 e conosciuto o scrittore Giovanni Cena, s’impegnò con generosità per la creazione di scuole serali per gli analfabeti dell’agro romano.
L'idea di portare la scuola nella campagna e con essa l'istruzione e la rinascita sia civile che morale dei suoi abitanti venne promossa nel 1904 da un gruppo di intellettuali formato dalla berlinese Fraetzel, dal marito Angelo Celli, medico e studioso della malaria, e da un gruppo di artisti letterati (oltre a Sibilla Aleramo e Giovanni Cena, Alessandro Marcucci, Duilio Cambellotti, Giacomo Balla) che con l'aiuto di alcune famiglie della borghesia romana iniziarono i primi faticosi passi, adoperandosi in ogni modo per aprire le prime scuole.
Nel 1905 si aprì una scuola domenicale e serale all’ interno del Castello di Lunghezza, in un locale al piano terra del palazzo appartenente ai Duchi Grazioli.
Seguirono nel 1906 nuove scuole, o meglio, capanne-scuole come nella vicina Pantano Borghese fra la via Prenestina e Casilina, a Granaraccio, a Colle di Fuori (Rocca Priora), a Corcolle, a Capobianco sulla via Tiburtina.
"Ecco la scuola che deve dare a questi ignoranti e reietti, senza terra, senza anagrafe, una cittadinanza umana e civile. E’ questo ben altro assunto che fargli compitare ed eseguire un addizione! La scuola con tutti i suoi sviluppi diventa lo strumento non soltanto di assistenza materiale, ma di un affermazione dei diritti sociali, di una denunzia al mondo civile d'una superstite feudalità tanto più iniqua quanto più si esercitata sotto forma di commercio, all'ombra di qualche articolo del codice." (Alessandro Marcucci).
Nel 1908, a seguito di alcuni problemi finanziari, intervenne direttamente il comune di Roma (amministrazione Nathan), e successivamente il Ministero della pubblica istruzione. Inoltre, per sostenere l'Ente si offrirono diverse personalità artistiche dell'epoca fra cui Enrichetta Hertz, Cesare Pascarella, Andrea Costa, Benedetto Croce, Annie Nathan, Leonardo Bistolfi.
L'opera artistica di Duilio Cambellotti venne posta gratuitamente a decorare ambienti ed illustrazioni scolastiche per i ragazzi (libri, sillabari), che, il Marcucci stesso perfezionava in mirabili opere didattiche. Nel 1911, in occasione della grande Mostra del cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, fu ricreato un apposito padiglione provvisto di capanna-scuola. Giacomo Balla offrì un ritratto di Leone Tolstoj e dodici vedute della campagna romana che furono acquistate dal Comune di Roma.
Nello stesso anno della mostra romana, grazie alla tenacia del Cena ed alla raccolta di 400 lire effettuata volontariamente da ognuna delle 40 famiglie di contadini del villaggio di Colle di Fuori (somma poi incrementata a 2000 lire), nasceva la prima scuola stabile in muratura, decorata con dipinti e maioliche di Duilio Cambellotti.
Dal sito internet de L'Unità del 12 gennaio 2010.
«Tu hai letto il mio primo libro, Una Donna. C'è al principio il racconto della mia educazione infantile, del mio dressage mentale. Segue poi l'intera narrazione di quella che io chiamo “mia preistoria”, fino al giorno in cui lascia marito e figlio e cominciai a vivere come Sibilla». È in questa lettera del 12 luglio 1927, poi pubblicata in “Amo quindi sono”, che Sibilla Aleramo fa la più lucida analisi del suo primo romanzo della sua vita, della sua “seconda vita” come scrive, quella di scrittrice e donna. La “prima” era stata segnata dall'oppressione del contesto familiare e sociale, come era cosa comune del resto alla maggior parte delle donne in quel periodo lontano, ma per certi aspetti vicinissimo, che era la fine del XIX° secolo. Con l’inizio del nuovo secolo, le donne del movimento femminista cominciarono prepotentemente a rivendicare i loro diritti. E Sibilla Aleramo fu la prima scrittrice in Italia a far sentire le voci delle donne.
Nel suo primo e, forse, più famoso romanzo, pubblicato nel 1906, Aleramo rappresentò un concentrato di tutti i modi positivi e negativi che lei, nel corso della sua carriera, modulerà in diverse forme, a partire dall’autobiografismo pieno di autoconteplazione. Né diario, né autobiografia, Una donna potrebbe forse definirsi “esercizio di autoanalisi” (Emilio Cecchi nella postfazione ipotizza non a caso l’attenzione postuma dei critici freudiani) in forma letteraria: probabilmente una severa, a tratti spietata, riflessione sul proprio vissuto e su come avrebbe potuto o dovuto essere.
In “Una donna”, infatti, la scrittrice produsse un tipo di scrittura al femminile, sempre attenta ad ogni piccolo sommovimento interiore. La Aleramo seppe trasportare la sua ansia di vita nel quotidiano, costruendo immagini di donne capaci di saggiare il perimetro del carcere delle convenzioni e dei pregiudizi nel quale si trovano rinchiuse. Da questo romanzo emergono anche caratteristiche fondamentali della sua personalità: la sensibilità per le questioni sociali e la forte carica autobiografica.
In questo scritto così come nei successivi, la Aleramo riesce a far emergere la diversità femminile: «Gli uomini ai quali parlo non sanno, quando mi dicono con reale stupore che hanno l’impressione di discorrer con me da pari a pari, non sanno come echeggi penosa in fondo al mio spirito quella pur lusinghiera dichiarazione, a quale insolvibile dramma essa mi richiami». In questa storia, a tratti limpida ed emblematica narrazione di un percorso di coscienza storica e di liberazione personale, si innestano le figure di un padre apparentemente illuminato, libero pensatore, dai caratteri fascinosi e moderni, che delega alla figlia appena adolescente una parte non marginale della direzione della fabbrica e di un marito che si comporta con la moglie, né più né meno di qualsiasi uomo della sua epoca: egoista e cieco di fronte alla sua disperazione e al destino oscuro che l’attende dopo il volontario esilio nella follia. Vi é poi la figura della madre stessa - «E per la prima volta ella mi era apparsa come una malata: una malata cupa che non vuol essere curata, che non vuol dire nemmeno il suo male» - paradigma femminile in disfacimento, senza ombra di riscatto dalla propria debolezza, che trova rifugio nel progressivo oblio della ragione.
Da qui la sua ferma presa di posizione: «Ed ero più che mai persuasa che spetta alla donna di rivendicare se stessa, ch’ella sola può rivelar l’essenza vera della propria psiche, composta, sì, d’amore e di maternità e di pietà, ma anche, di dignità umana». Sibilla Aleramo, Una donna (capitolo XXVII).
Dal sito internet www.LaPrimaWeb.it del 20 aprile 2009.
Futurismi. Sibilla Aleramo. Vita, scrittura, immagini – Civitanova Marche (MC) – 20 e 27 aprile 2009
Il progetto ideato dalla Pinacoteca Civica Marco Moretti di Civitanova Marche Alta e per cinque anni consecutivi attuato grazie alla collaborazione dell’Assessorato ai Servizi Educativi e Formativi e dall’Azienda Speciale Teatri di Civitanova, quest’anno propone, nell’ambito delle iniziative per il centenario del Futurismo, “Futurismi. Sibilla Aleramo. Vita, scrittura, immagini”, un excursus articolato e approfondito sulla vita, l’opera e le relazioni culturali di Sibilla Aleramo (Rina Faccio) che visse a Civitanova tra la fine dell’800 e i primissimi anni del ‘900, che frequentò gli ambienti futuristi milanesi e lo stesso Boccioni. Il Corso “Futurismi. Sibilla Aleramo. Vita, scrittura, immagini”, intende approfondire la vita di Sibilla Aleramo e il periodo trascorso a Civitanova, vuole considerare i suoi scritti e le relazioni che ebbe con il mondo culturale del suo tempo, vuole anche attraverso foto d’epoca, ritratti ed opere d’arte riproporre l’immagine di Sibilla Aleramo e le sue relazioni con gli esponenti dell’arte italiana da lei frequentati, vuole riscoprire l’architettura e l’impianto urbanistico di Civitanova Marche ai tempi di Sibilla. Come è ormai tradizione gli incontri, del 6° Corso d’aggiornamento Storia e Beni Culturali 2009. “Futurismi. Sibilla Aleramo.Vita, scrittura, immagini”, si terranno il lunedì pomeriggio e seguiranno questo calendario: lunedì 20 aprile e lunedì 27 aprile 2009. Gli incontri si svolgeranno, per comodità logistica, accoglienza e le necessarie attrezzature, presso il teatro Enrico Cecchetti di Civitanova Marche a partire dalle ore 16,00. I relatori saranno: professor Stefano Papetti dell’Università di Camerino, professor Marcello Verdenelli dell’Università di Macerata, professor Hermas Ercoli dell’Università di Macerata, professor Fabio Mariano Università Politecnica delle Marche di Ancona.
Il 6° Corso d’aggiornamento “Futurismi. Sibilla Aleramo. Vita, scrittura, immagini” è aperto a tutti, ma è dedicato principalmente a insegnanti e studenti delle Scuole Medie, Medie superiori, e universitari che potranno spendere l’attestato di frequenza ed arricchire con questo il proprio curriculum.
Il Corso è gratuito.
Alla fine del 6° Corso d’aggiornamento Storia e Beni Culturali 2009 “Futurismi. Sibilla Aleramo.Vita, scrittura, immagini” saranno rilasciati gli attestati di frequenza e le dispense fornite dai relatori saranno consultabili sul sito della Pinacoteca Comunale Marco Moretti. A tutti i partecipanti al corso verrà donato un catalogo della Pinacoteca Comunale Marco Moretti.
Il 6° Corso d’aggiornamento Storia e Beni Culturali 2009 “Futurismi. Sibilla Aleramo.Vita, scrittura, immagini” gode del Patrocinio del Ministero dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università MIUR.
Biografia e riferimenti bibliografici di Sibilla Aleramo.
Rina Faccio (Alessandria il 14 agosto 1876, Roma il 13 gennaio 1960) figlia di Ambrogio Faccio, professore di scienze, e di Ernesta Cottino, casalinga, era la maggiore di quattro fratelli. Trascorse l’infanzia a Milano fino all’età di 12 anni, quando il padre ottenne un posto di dirigente a Civitanova Marche. L’adolescenza della giovane Rina fu tutt’altro che felice. Giovanissima fu violentata e costretta ad un matrimonio riparatore. Cercò una via di fuga nello scrivere racconti e articoli. Nel 1901 abbandonò il marito e il figlio e cominciò una nuova vita. Nel 1906, pubblicò il suo primo libro, Una donna, fortemente autobiografico. Con quest’opera la scrittrice assunse il nome di Sibilla Aleramo. Donna inquieta e anticonformista ebbe molte e tormentate relazioni sentimentali con intellettuali ed artisti, relazioni che raccontò nelle pagine dei diari (Vincenzo Cardarelli,Giovanni Papini, Giovanni Boine, Clemente Rebora, Umberto Boccioni, Raffaello Franche, Dino Campana, Franco Matacotta). Bella, intelligente, modello di donna nuova e libera da schemi e pregiudizi, autrice di un’opera stimata da tanti come la bibbia del femminismo, Sibilla Aleramo, viene giustamente considerata una delle figure più originali della letteratura del Novecento. Femminista, pacifista e Comunista Sibilla non si adeguò a ruoli femminili tradizionali. Nel 1925 fu firmataria del Manifesto degli intellettuali antifascisti e, poiché conosceva Anteo Zamboni, l’attentatore del duce, fu persino arrestata, ma in seguito, ottenuto un colloquio con lo stesso Benito Mussolini, ne uscì indenne, le fu anzi concesso dal Duce un mensile di mille lire e un premio di cinquantamila lire dell’ Accademia d’Italia. Al termine della seconda guerra mondiale si iscrisse al PCI, si impegnò intensamente in campo politico e sociale e collaborò con l’Unità. Sibilla Aleramo morì a Roma nel 1960, dopo una lunga malattia, aveva 83 anni.
Riferimenti bibliografici
Una donna, 1906, Il passaggio 1919, Momenti 1921, Andando e stando 1921, Amo dunque sono 1927, Poesie 1928, Gioie d’occasione, Il frustino 1932, Sì alla terra 1935, Orsa minore 1938, Dal mio diario 1946, Selva d’amore 1947, Il mondo è adolescente 1949, Aiutami a dire 1951, Luci della mia sera 1956, Lettere a Elio, postumo 1989.
Informazioni:
Pinacoteca Comunale “Marco Moretti”, telefono e fax 0733-891019 – www.pinacotecamoretti.it
Da Il Resto del Carlino del 3 ottobre 2007.
CULTURA - DOMENICA, ALLA BIBLIOTECA COMUNALE
Omaggio a Sibilla Aleramo a cento anni da «Una donna»
A CENTO ANNI dalla pubblicazione del romanzo "Una donna", Civitanova ricorda la scrittrice Sibilla Aleramo (pseudonimo di Rina Faccio), vissuta in città. Nata ad Alessandria nel 1876 e morta a Roma nel 1960, la Aleramo ebbe tra i suoi amori anche il talentuoso (ma sfortunato) poeta Dino Campana, nonché il poeta fermano Franco Matacotta. Di lei si parlerà domenica (ore 18) in Fiera, nell'ambito della manifestazione "Carta-Canta", con la collaborazione anche della Biblioteca comunale "Zavatti". Sarà il neo-presidente, Marco Pipponzi, a portare il saluto ai relatori e agli intervenuti. L'introduzione verrà fatta da Alvise Manni, attuale coordinatore del Centro Studi Cvitanovesi. Sergio Fucchi parlerà quindi di "Sibilla Aleramo e Porto Civitanova": lo sceneggiato della Rai "Una donna" tra le pagine scritte dal padre, l'indimenticabile maestro Ricciotti Fucchi.
L'insegnante Giulietta Bascioni Brattini si soffermerà invece sulla condizione femminile tra Ottocento e Novecento, mentre il prof. Pier Luigi Cavalieri tratterà il tema: "Gli anni di 'Una donna': Sibilla Aleramo a Porto Civitanova".
Dalla relazione di Cavalieri, studioso attento e scrupoloso, verranno forse anche delle novità inedite sulla scrittrice, che non ha mancato di interessare critici e registi per la sua passionalità e l'attenzione ai temi sociali della sua epoca. Tra le sue opere vogliamo ricordare anche il libro di poesie "Selva d'amore" del 1947, molto accattivante, ripubblicato alcuni anni fa dalla "Newton Compton". A chiusura dell'incontro, infine, verrà proiettato lo sceneggiato "Una donna", prodotto dalla Rai nel 1977 e dedicato appunto alla scrittrice. Non è la prima volta che Civitanova dedica alla Aleramo un incontro culturale di spessore. Un grosso convegno sulla scrittrice si tenne all'Ente Fiera nel 1996, con relatori di fama nazionale, tra i quali Dacia Maraini.
Ennio Ercoli
Notiziario
dell'Università di Macerata
Sibilla Aleramo e la scrittura al femminile
di Angela Casciotti
Una due giorni di convegni dedicata al mondo della scrittura al femminile si svolgerà sabato 6 e domenica 7 ottobre presso la sala convegni di Civitanova Marche: un fine settimana all’insegna della cultura per riscoprire, apprezzare e conoscere testi nuovi e meno recenti, tutti rigorosamente prodotti dalla penna delle donne. Sabato 6 si comincerà con la presentazione del libro Annibal Caro. I sentieri dell’anima, nono volume della collana “Sguardi di donne”, che sarà introdotto dalla professoressa Maria Elisa Redaelli. All’incontro interverranno le autrici e le illustratrici dei numeri precedenti della collana e i componenti del gruppo “Amici della Poesia” della Biblioteca Comunale “S. Zavatti”.
Domenica 7 alle 18.00 si terrà invece un incontro in occasione del centesimo anniversario del libro di Sibilla Aleramo Una donna. Dalle pagine del libro trasuda un appassionato femminismo, spirito decisamente nuovo per l’Italia di inizio 1900, anche se non mancano nel testo parole di sapore ancora ottocentesco. Quest’opera decretò, per la sua impudenza e per la dicotomia irrisolta tra maternità desiderata e sofferta e la decisione della protagonista di lasciare il suo bambino all’educazione del marito ripudiato, la fama dell’autrice. Un libro di temi scabrosi per il tempo, provocatorio, precursore della volontà di indipendenza femminile che sarebbe sfociata qualche anno più tardi in diverse manifestazioni. Alla conferenza, introdotta da Alvise Manni, coordinatore del Centro Studi Civitanovesi, parteciperanno i relatori Luigi Cavalieri, scrittore e storico, Sergio Fucchi, storico, e Giulietta Bascioni Brattini, giornalista e storico. Dopo il dibattito saranno proiettate foto d’epoca e lo sceneggiato televisivo tratto dal libro Una donna. Un’occasione per conoscere e assaporare l’atmosfera e la società del tempo passato.